10 frasi e aneddoti di Papa Francesco Approfondimenti e Formazione

10 frasi e aneddoti di papa Francesco prima di diventare pontefice. Il tango, la squadra di calcio del San Lorenzo, le opere di Borges, il suo quartiere e il suo primo lavoro con una donna vicina al comunismo, la cucina, la sua vocazione, il dolore e il risentimento, il dramma dell’aborto, l’educazione sessuale… e ovviamente la nuova evangelizzazione. Tratti dal libro “El Jesuita”, di Sergio Rubín e Francesca Ambrogetti, traduciamo dieci passi particolarmente indicativi:

LAVORO
“Ringrazio molto mio padre per avermi mandato a lavorare. Il lavoro è stata una delle cose che mi hanno fatto meglio nella vita, e, soprattutto, in laboratorio ho imparato il bene e il male di ogni compito umano (…). Lì ho avuto un capo straordinario, Esther Balestrino de Careaga, una paraguayana simpatizzante del comunismo che anni dopo, durante l’ultima dittatura, ha subìto il sequestro di una figlia e di un genero, e poi è stata stuprata (…) e assassinata. È sepolta nella chiesa di Santa Cruz. Le volevo molto bene (…). Mi ha insegnato la serietà del lavoro. Devo davvero tanto a quella grande donna”.

VOCAZIONE

Quando aveva circa 17 anni, un 21 settembre (giorno in cui in Argentina i giovani festeggiano la giornata dello studente), si preparava per uscire a festeggiare con i suoi compagni, ma decise di iniziare la giornata visitando la sua parrocchia. Una volta arrivato, trovò un sacerdote che non conosceva e che gli trasmise una grande spiritualità, per cui decise di confessarsi con lui. “In quella confessione mi accadde qualcosa di raro, non so cosa fu, ma cambiò la mia vita; direi di essere stato sorpreso con la guardia abbassata”. Più di mezzo secolo dopo, interpreta così quell’episodio: “Fu la sorpresa, lo stupore di un incontro; mi resi conto del fatto che mi stavano aspettando. L’esperienza religiosa è questo: lo stupore di incontrare qualcuno che ti sta aspettando. Da quel momento per me Dio è colui che ti ‘anticipa’. Lo stai cercando, ma Lui ti cerca per primo. Lo vuoi incontrare, ma Lui ci trova per primo”. “Lo dissi prima a mio padre e fu favorevole, ma la reazione di mia madre fu diversa. La verità è che se la prese”.

NUOVA EVANGELIZZAZIONE

“La Chiesa, provenendo da un’epoca il cui modello culturale era a lei favorevole, si è abituata al fatto che le sue istanze fossero offerte e aperte a chiunque venisse, o ci cercasse. Così funzionava in una comunità evangelizzata, ma nella situazione attuale la Chiesa ha bisogno di trasformare le sue strutture e il suo stile orientandoli in modo che siano missionari. Non possiamo mantenere uno stile ‘clientelare’ che attende passivamente che arrivi ‘il cliente’, il fedele, ma dobbiamo avere strutture per andare dove c’è bisogno di noi, dov’è la gente, verso chi pur desiderandolo non si avvicina a strutture e forme caduche che non rispondono alle sue aspettative e alla sua sensibilità. Dobbiamo vedere, con grande creatività, come ci rendiamo presenti negli ambienti della società facendo sì che le parrocchie e le istituzioni siano istanze che spingono verso questi ambienti. Rivedere la vita interna della Chiesa per andare verso il popolo fedele di Dio. La conversione pastorale ci chiama a passare da una Chiesa ‘regolatrice della fede’ a una Chiesa ‘che trasmette e favorisce la fede’”.



DIVORZIATI NELLA CHIESA

- Cosa direbbe ai divorziati che hanno una nuova unione?

-“Di integrarsi nella comunità parrocchiale, di lavorare lì perché in una parrocchia ci sono cose che possono fare. Direi loro di cercare di essere parte della comunità spirituale, che è ciò che consigliano i documenti pontifici e il Magistero della Chiesa. Il papa ha segnalato che la Chiesa li accompagna in questa situazione. È certo che alcuni soffrono perché non possono ricevere la Comunione. Ciò che serve in questi casi è spiegare bene le cose. Esistono casi in cui questo risulta complicato. È una spiegazione teologica che alcuni sacerdoti espongono molto bene e la gente capisce”.


ABORTO E DIRITTI DELLA DONNA

- “La battaglia contro l’aborto la colloco nel contesto della battaglia a favore della vita fin dal concepimento. Ciò include la cura della madre durante la gravidanza, l’esistenza di leggi che difendano la donna nel post-parto, la necessità di assicurare ai bambini un’adeguata alimentazione e l’assistenza sanitaria durante tutta la vita, l’aver cura dei nostri anziani e il non ricorrere all’eutanasia. Perché non si deve nemmeno ‘sub-uccidere’ con un’alimentazione insufficiente o un’educazione assente o deficitaria, privando delle cose che servono per godere di una vita piena. Se c’è un concepimento da rispettare, c’è una vita di cui aver cura”.
– Molti affermano che l’opposizione all’aborto è una questione religiosa.
-“La donna incinta non porta in grembo uno spazzolino da denti, né un tumore. La scienza insegna che fin dal momento del concepimento il nuovo essere ha tutto il suo codice genetico. È impressionante. Non è, dunque, una questione religiosa, ma chiaramente morale con base scientifica, perché siamo in presenza di un essere umano.
– Il giudizio morale della donna che abortisce è lo stesso di quello di colui che effettua l’aborto?

– “Non parlerei di giudizio, ma a me fa molta più – diciamo – compassione, nel senso biblico della parola, ovvero di ‘con patire’ e accompagnare, una donna che abortisce per chissà quali pressioni che quei professionisti – o non professionisti – che agiscono per denaro e con una freddezza unica. […] Questa freddezza contrasta con i problemi di coscienza, i rimorsi che, dopo qualche anno, hanno molte donne che hanno abortito. Bisogna stare nel confessionale e ascoltare quei drammi, perché sanno che hanno ucciso un figlio”.


EDUCAZIONE SESSUALE

“La Chiesa non si oppone all’educazione sessuale. Personalmente, credo che ci debba essere durante tutta la fase di crescita dei ragazzi, adattata a ogni tappa. In realtà, la Chiesa ha sempre impartito l’educazione sessuale, anche se ammetto che non lo ha fatto sempre in modo adeguato. Ciò che succede è che attualmente molti di quelli che sventolano le bandiere dell’educazione sessuale la concepiscono come separata dalla persona umana. Anziché contare su una legge per l’educazione sessuale per la pienezza della persona, per l’amore, si cade allora in una legge per la genitalità. È questa la nostra obiezione. Non vogliamo che la persona umana venga degradata. Nient’altro”.


CUCINA

– Attualmente cucina?

– No, non ho tempo, ma quando vivevo nel collegio Máximo di San Miguel, visto che la domenica non c’era la cuoca, ero io a cucinare per gli studenti.

– E cucina bene?

– Non ho mai ucciso nessuno…


PING PONG DI DOMANDE E RISPOSTE

– Come si presenterebbe a persone che non la conoscono?

– Sono Jorge Bergoglio, sacerdote. Mi piace essere sacerdote.

– Un posto nel mondo?

– Buenos Aires.

– Una persona?

– Mia nonna.

– Come preferisce informarsi?

– Leggendo i quotidiani. Accendo la radio per ascoltare musica classica.

– Viaggia molto in metropolitana. È il suo mezzo di trasporto preferito?

– La prendo quasi sempre per la rapidità, ma mi piace di più l’autobus, perché vedo il percorso.

– Ha mai avuto una fidanzata?

– Sì. Faceva parte del gruppo di amici con cui andavo a ballare.

– Perché è finito il fidanzamento?

– Ho scoperto la vocazione religiosa.

– Ha qualche familiare che ha abbracciato la vita religiosa?

– Sì, il figlio di mia sorella Marta. È sacerdote gesuita come me.

– Ha qualche passione?

– Da ragazzo collezionavo francobolli. Ora leggere, che mi piace molto, e ascoltare musica.

– Un’opera letteraria?

– Adoro la poesia di Hölderlin. Mi piacciono anche molte opere di letteratura italiana. Avrò letto I promessi sposi quattro volte, e altrettanto vale per La Divina Commedia. Mi piacciono anche Dostoevskij e Marechal.

– E Borges? Lo ha conosciuto.
– Certo. Borges aveva inoltre la genialità di parlare praticamente di qualsiasi cosa senza vantarsi.

– Borges era agnostico.

– Un agnostico che recitava ogni sera il Padre Nostro, perché lo aveva promesso alla madre, e che è morto con un’assistenza religiosa.
– Una composizione musicale?

– Tra quelle che mi piacciono di più c’è l’ouverture Leonore numero 3 di Beethoven nella versione di Furtwängler. Secondo me è il miglior direttore di alcune delle sue sinfonie e delle opere di Wagner.

– Le piace il tango?

– Moltissimo. È qualcosa che mi esce da dentro. Credo di conoscere abbastanza le sue due categorie.

– Lo sa ballare?

– Sì. Lo ballavo da giovane, anche se preferisco la milonga.

– Qual è il suo sport preferito?

– Da giovane praticavo il basket, ma mi piaceva andare allo stadio a vedere le partite di calcio. Tutta la mia famiglia, compresa mia madre, andava a vedere il San Lorenzo, la nostra squadra del cuore: i miei genitori erano di Almagro, il quartiere di questa squadra.


NOMINA

- [Dopo una conversazione, il nunzio] “mi dice: ‘Ah… un’ultima cosa… è stato nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires e la designazione verrà resa pubblica il 20…’. Me l’ha detto così!”
– E qual è stata la sua reazione?

- “Mi sono bloccato. Come ho detto prima, dopo un colpo, bello o brutto, mi blocco sempre”.

- Almeno ci dica che cosa provava quando vedeva il suo nome tra i grandi candidati al pontificato… [per il Conclave del 2005].

- Pudore, vergogna. Pensavo che i giornalisti fossero pazzi.


DOLORE E RISENTIMENTO

“Il dolore è a campo aperto. Il risentimento è come una casa in cui vive molta gente ammucchiata che non ha cielo. Il dolore è invece come una città in cui c’è affollamento, ma si vede il cielo. In altre parole, il dolore è aperto alla preghiera, alla tenerezza, alla compagnia di un amico, a mille cose che danno dignità alla persona. Il dolore è una situazione più sana. Così mi dice l’esperienza”.