Come sono nati i ministranti? Approfondimenti e Formazione

La storia dei ministranti è antica, trova una sua precisa collocazione a partire dal V secolo e si specifica assumendo una grande importanza a partire dal Concilio Vaticano II.

Dal punto di vista storico si hanno notizie precise sul servizio dei ministranti a partire dal sec. V. Allora c’era una gran quantità di sacerdoti e, di conseguenza, frequenti celebrazioni di messe private senza comunità parrocchiale.Come rappresentante della comunità fungeva perciò spesso il ministrante. Del servizio all’altare venivano incaricati dei ragazzi, essi erano inseriti nella condizione di chierici già in giovane età e nel tempo molti scoprivano la loro vocazione sacerdotale. Per questo fino a dopo il Concilio Vaticano II, il servizio di ministrante non era per niente accessibile a donne e ragazze.

Il Concilio Vaticano II ha costituito una importante pietra miliare per i ministranti dei nostri giorni; esso sottolineò l’importanza dei laici nella liturgia e di conseguenza anche quella dei ministranti: la partecipazione consapevole, completa e attiva di tutto il popolo alla santa liturgia è in forza del battesimo un diritto e un dovere per tutti i credenti.

“Anche i ministranti, i lettori, i commentatori e i membri della « schola cantorum » svolgono un vero ministero liturgico. Essi perciò esercitino il proprio ufficio con quella sincera pietà e con quel buon ordine che conviene a un così grande ministero e che il popolo di Dio esige giustamente da essi. Bisogna dunque che tali persone siano educate con cura, ognuna secondo la propria condizione, allo spirito liturgico, e siano formate a svolgere la propria parte secondo le norme stabilite e con ordine” (Sacrosanctum Concilium, n. 29).

Nel 1994, con la interpretazione delle relative Prescrizioni di diritto canonico (CIC 1983, Can 230), venne sottolineato quanto segue: per propria predisposizione e in forza del battesimo uomini e donne, ragazze e ragazzi possono esercitare il servizio di ministranti.

Il tredicesimo capitolo del Vangelo di Giovanni è un fondamento degli atteggiamenti del servizio e di conseguenza è molto importante anche per la pastorale dei ministranti. Con l’esempio della lavanda dei piedi, Gesù rende tutto molto chiaro: non c’è più sopra e sotto, non ci sono più schiavi e signori, né maestri e scolari. Al contrario, tutti i credenti vengono esortati a servire il prossimo, senza dimenticare se stessi (cf Giov 13, 1 ss).

Nella Risoluzione sinodale «Obiettivi e compiti dell’azione giovanile ecclesiale» (n.r.=PG) (1976) si afferma: «L’aspetto fondamentale dell’azione giovanile ecclesiale è costituito dall’esigenza che i ragazzi incontrino il messaggio di Gesù in uomini credibili, coetanei come adulti». Si tratta dunque di uomini e donne che accompagnano nella loro strada i ministranti, destano il loro entusiasmo e possono servire come modelli (testimonianza personale).

La forma di base nell’azione giovanile ecclesiale è costituita dal gruppo dei coetanei e anche dal gruppo con un compito comune, come nel caso dei ministranti. Tale gruppo non nasce con nuove idee e programmi, bensì grazie soprattutto alla disponibilità a impegnarsi verso gli altri, a rendere trasparente la propria fede, a dare un contributo con la propria esperienza di vita e, non ultimo, a prestare servizio insieme sull’altare.

Il gruppo si contraddistingue per la sua volontarietà. Amore per la verità, autonomia, collaborazione, amore e solidarietà diventano in tal modo fondamenti e valori importanti di un gruppo di questo genere.

Fonti: Note di Pastorale Giovanile.it