Una riflessione all’inizio della Settimana Santa di Igino Giordani: accogliere i dolori e con essi conformarci con Gesù. Nel volume Il Fratello, scritto nel 1954, ribadisce l’importanza del cercare ogni verità in Dio, il solo che non passa.
«Fu la passione, liberamente incontrata, a provare a Dio e agli uomini l’amore onde Cristo ci ama, cioè ci vivifica. Soffrendo, provò la sua umanità. Amandoci, provò la sua divinità. Dopo di allora, sempre l’umano si divinizza se trasforma il dolore in amore. Questo il miracolo inaudito di un Dio che soffre, dalla nascita in una grotta a una vita randagia, a una morte orrenda…
La via di Cristo, che egli ci insegna e la quale dobbiamo seguire se vogliamo ricevere vita di grazia, è vivere il Vangelo accogliendo i dolori e con essi conformarci con Lui. Ciò vuol dire che amare non è un’operazione di delizie. Dover dare anche quando proprio il dare procura amarezza, questo è amare come Cristo ci ha amati. Se uno, nell’amare, cerca soddisfazioni, vuol dire che pensa a sé, ama sé. Ama le creature, non per loro e meno ancora per Iddio, ma per sé.
L’amore è dono e appartiene al sacrificio. Amore e dolore reagiscono l’uno sull’altro. Uno è la maggior sensibilizzazione per l’altro. Sempre naturalmente se si tratta di movimenti guidati dalla grazia divina.
Che vuoi costruire progetti di stabilità sugli uomini, quando i loro umori mutano dalla sera al mattino, quando i tuoi umori, e talora la visione della vita, mutano per ragioni di digestione o dopo una lettura o conversazione? In te stesso, nei tuoi nervi, nella tua mutevolezza fisica, hai l’instabilità. Quando hai bisogno di agire, forse sei stanco, quando hai bisogno di dormire, forse sei insonne. E non puoi appoggiarti alle tue doti naturali, alla cultura e agli affetti perché mutano anch’essi, alternando la fiducia alla sfiducia, la luce all’ombra, la pace all’ira. E neppure gli uomini ti offrono una base, in famiglia trovi forse caratteri che non si confanno al tuo, esistenze chiuse in sé o aperte su altri orizzonti. Trovi la festa forse quando tu sei triste, lo scherno per la tua fede, l’incomprensione dei tuoi sacrifici, mutevolezze, incoerenze…
Uscendo dalla famiglia, poi, la terra ti frana sotto i piedi. Il denaro ti può dare il pane per nutrirti, ma non la pace per placarti. Tra gli amici, tradimento e incomprensione, se sei povero ti sfuggono, se sei ricco ti tradiscono. Quando ne hai bisogno, non hanno forza né voglia di sorreggerti.
E così la tua vita è un pensare la notte a cercare sostegni nel giorno, è un vedere il giorno oscurarsi la speranza sotto la notte di delusioni. E così il tempo passa.
Troverai la verità solo in Dio, è la sola stabilità, il solo che non passa; e la ressa esterna e la fantasmagoria di paesaggi e personaggi che mutano, se c’è Dio, non ti sorprende e non ti prende, tu resti ancorato all’Eterno. Passa la scena del mondo, Dio resta».
Igino Giordani, Il Fratello, (Città Nuova, aprile 2011, III edizione Figlie della Chiesa 1954)