I ministranti: un manipolo di ragazzi che desiderano andare controcorrente vivendo il Vangelo servendo all’altare, cercando di squarciare il velo dell’apparenza e oltre la fugacità del facile entusiasmo, una squadra di volenterosi che, in un mondo disorientato che pensa di poter fare a meno di Dio, vogliono scoprire il segreto di quella gioia che traspare negli occhi degli apostoli e che ha contagiato un ragazzo come loro, Tarcisio, pronto a dare la vita per Gesù e per i suoi fratelli nella fede.
I ministranti: guerrieri dei giorni feriali, che ogni giorno della settimana provano a fare del ritmo del dono il colore della propria vita, svegliando il mondo dal suo sonno. E che la domenica si ritrovano attorno all’altare per fare festa con Colui che è il centro della loro vita.
Noi felici pochi.
Westmoreland: “I loro combattenti saranno almeno sessantamila”.
Exeter: “Cinque contro uno, e inoltre loro sono tutti freschi… È una lotta impari”.
Westmoreland: “Oh, se avessimo qui con noi almeno diecimila di quegli inglesi che oggi in patria se ne stanno sfaccendati…”
Enrico V: “Chi è mai che desidera questo? Mio cugino Westmoreland? No, mio caro cugino. Se è destino che si muoia, siamo già in numero più che sufficiente; e se viviamo, meno siamo e più grande sarà la nostra parte di gloria. In nome di Dio, ti prego, non desiderare un solo uomo di più. Anzi, fai pure proclamare a tutto l’esercito che chi non si sente l’animo di battersi oggi, se ne vada a casa: gli daremo il lasciapassare e gli metteremo anche in borsa i denari per il viaggio. Non vorremmo morire in compagnia di alcuno che temesse di esserci compagno nella morte. Oggi è la festa dei Santi Crispino e Crispiano; colui che sopravviverà quest’oggi e tornerà a casa, si leverà sulle punte sentendo nominare questo giorno, e si farà più alto, al nome di Crispiano. Chi vivrà questa giornata e arriverà alla vecchiaia, ogni anno alla vigilia festeggerà dicendo: “Domani è San Crispino”; poi farà vedere a tutti le sue cicatrici, e dirà: “Queste ferite le ho ricevute il giorno di San Crispino”. Da vecchi si dimentica, e come gli altri, egli dimenticherà tutto il resto, ma ricorderà con grande fierezza le gesta di quel giorno. Allora i nostri nomi, a lui familiari come parole domestiche – Enrico il re, Bedford ed Exeter, Warwick e Talbot, Salisbury e Gloucester – saranno nei suoi brindisi rammentati e rivivranno questa storia. Ogni brav’uomo racconterà al figlio, e il giorno di Crispino e Crispiano non passerà mai, da quest’oggi, fino alla fine del mondo, senza che noi in esso non saremo menzionati; noi pochi. Noi felici, pochi. Noi manipolo di fratelli: poiché chi oggi verserà il suo sangue con me sarà mio fratello, e per quanto umile la sua condizione, sarà da questo giorno elevata, e tanti gentiluomini ora a letto in patria si sentiranno maledetti per non essersi trovati oggi qui, e menomati nella loro virilità sentendo parlare chi ha combattuto con noi questo giorno di San Crispino!”