Viviamo la Messa: la Liturgia della Parola Viviamo la Messa

La liturgia della Parola

Gesù è presente anche nella Parola che ascoltiamo, perchè lui è la Parola. La mensa del pane e quella della parola sono strettamente unite. Questo è particolarmente evidente nei segni che caratterizzano, come vedremo, la proclamazione del Vangelo.

La prima lettura, in genere, è tratta dall’antico testamento, il salmo responsoriale ci aiuta a pregare, segue una seconda lettura tratta dal Nuovo Testamento e infine la proclamazione del Vangelo. Un filo rosso, per quanto riguarda il senso profondo del loro contenuto, lega la prima lettura al Vangelo.

Un particolare risalto viene dato alla proclamazione del Vangelo: il motivo sta proprio nella particolare presenza di Cristo. Egli è la Parola. Nel Vangelo non udiamo soltanto parlare di Lui e su di Lui, ma ascoltiamo Lui stesso.

Ecco perché già all’inizio dell’eucaristia nella processione di ingresso si porta anche l’evangeliario che un diacono (o un ministrante) depone sull’altare.

Durante il salmo responsoriale, poi, i ministranti che portano i ceri si preparano alla processione del Vangelo. Cosa significano i ceri che accompagnano questa processione dall’altare all’ambone? La loro luce richiama Cristo  che è la luce che rischiara il buio della nostra vita.

Nello stesso tempo si prepara anche il ministrante che porta il turibolo nella processione verso l’ambone.

L’incenso vuole mettere in risalto la venerazione e l’adorazione del Figlio di Dio, Parola del Padre. Se a proclamare il vangelo è un diacono, egli si inchina davanti al sacerdote e ne chiede la benedizione, se a proclamarlo è lo stesso sacerdote, si inchina davanti all’altare e prega in silenzio. Solo dopo, il diacono o il sacerdote, si avvicinano all’altare, prendono il libro del vangelo e si recano in processione all’ambone con i due ministranti che portano i candelieri e il turibolo.

La processione verso l’ambone vuole dire: il Signore viene!

All’inizio della proclamazione del Vangelo ci si segna con il segno di croce sulla fronte, sulle labbra e sul cuore: vogliamo che i pensieri, le parole, le opere si sintonizzino sui pensieri, le parole, le opere del Figlio di Dio che ci ha rivelato l’amore del Padre.

Il segno del bacio sull’evangeliario con il quale il diacono o il sacerdote chiudono la proclamazione è un dire “grazie”  a Gesù che si è comunicato agli uditori della sua Parola che salva, che ci fa diventare pienamente noi stessi secondo il disegno di Dio Padre. Questo dire “grazie” è reso visibile e udibile dall’assemblea che acclama: «Lode a te, o Cristo».